Active Longevity Institute

#IORESTOACASA: il pregio di invecchiare a casa propria

In tutti i paesi che si occupano di silver society si cerca di promuovere l’invecchiamento a casa propria. Risparmio di denaro ed energie pubbliche ma anche, come stiamo vedendo, una maggiore tutela sanitaria. I longevi rivoluzioneranno l’edilizia?

Il nostro paese ha 14 milioni di over 65 e per metà secolo saranno 19 milioni. L’arrivo dei cosiddetti Baby Boomers, la generazione più numerosa della storia, all’età della pensione gonfia via via il numero della fetta “senior” della nostra popolazione.

Inoltre, la continua crescita dell’aspettativa di vita – oggi 81 anni circa per gli uomini e 85 per le donne, ma prevista intorno rispettivamente a 85-90 anni ora di metà secolo – lascia prevedere che questa grande popolazione senior arriverà a una quarta e forse una quinta età.

Una popolazione che il Covid-19 sembra prediligere sia per una maggiore frequenza di patologie croniche pregresse che agevolano la presa di possesso dell’organismo da parte del virus, sia per la concentrazione di anziani fragili presso le residenze assistite.

La volontà di associare al dolore e allo straniamento di questo periodo un insegnamento per ogni aspetto della nostra società induce ad alcune valutazioni.

  1. Come già aveva espresso Lella Costa in un risentito intervento all’inizio del problema Covid-19, quando si invitavano gli over 65 a restare a casa – e come la stessa osservazione del mondo intorno suggerisce – non è l’età anagrafica a determinare fragilità e vulnerabilità, quanto piuttosto lo stato fisico e clinico.

Quindi, prima considerazione, avere cura di sé e non mollare sulla prevenzione.

L’esperienza di molti Stati esteri dove la crescente dimensione della popolazione anziana è, al contrario di quanto succede da noi, tema di dibattito, investimenti e progettazione, assume l’ambizione di “invecchiare a casa propria” come bandiera di un invecchiamento sostenibile della popolazione.

Quali i vantaggi di invecchiare a casa propria?

I paesi che si occupano attivamente di invecchiamento sostenibile hanno quindi scelto di promuovere l’invecchiamento nella propria casa come primo passo verso il mantenimento dell’autonomia fisica e psicologica della popolazione anziana. I vantaggi sono molteplici:

Quali le soluzioni possibili per agevolare l’invecchiamento a casa propria?

Innanzitutto una profonda valutazione delle migliorie che possono essere portate in anticipo alla propria abitazione per renderla più accessibile e più comoda per una persona anziana, in prospettiva anche molto anziana. Non necessariamente una ristrutturazione ma, piuttosto, un riadattamento che in molte casi può essere fatto anche senza investimenti importanti.

Ricordiamo che nel nostro paese il 76,1% degli over 65 possiede una casa (dati Censis per Tendercapital), quasi sempre quella dove abita.

Negli Stati Uniti esistono società specializzate nell’adattamento delle abitazioni per agevolare la permanenza dei residenti anche in età avanzata. Con un sopralluogo è possibile valutare i costi per interventi o predisposizione di interventi futuri nel momento in ci se ne crei la necessità. Per esempio elementi di sostegno e di sicurezza nel bagno, ampiezza porte e ambienti tale da permettere l’uso anche temporaneo di una carrozzella, abbassamento del livello di maniglie e armadietti di stivaggio, innalzamento degli interruttori ad altezza sguardo, luci che si accendono al passaggio della persona, creazione di ambienti notte o bagni a pianterreno in case in cui originalmente erano previsti al piano superiore, installazione di montascale o scivoli, videocitofoni, sistemi di monitoraggio elettronico dello stato fisico delle persone che vi risiedono, installazione di water intelligenti che permettono di monitorare alcune funzioni vitali, schermi easy per videoconferenze per restare in contatto facilmente con i propri cari.

In alcune abitazioni, per esempio dove le scale siano imprescindibili e un montascale impossibile o non risolutivo, il processo di adattamento non è possibile. Ma in molti di questi casi si potrebbe, grazie ad esperti di residenzialità senior, valutare insieme con i proprietari la vendita della propria casa per acquistare o affittare una abitazione più piccola ma più comoda e centrale rispetto ai propri affetti, interessi o esigenze.

Un secondo passo per chi si trovi a vivere la terza età da solo, potrebbe essere la  convivenza con un amico o un’amica, con cui condividere le spese di gestione, l’assistenza reciproca e il costo di un’eventuale assistente o badante quando ve ne fosse bisogno.

La Legge Cirinnà ha introdotto la possibilità di formalizzare la convivenza tra persone di sesso diverso o dello stesso sesso, legate da rapporto stabile di affetto o assistenza materiale reciproca, con le cosiddette “coppie di fatto”. E’ sufficiente una semplice registrazione della convivenza presso il Comune di residenza e lo status di conviventi di fatto permette, per esempio, di accedere ai documenti clinici l’uno dell’altro o di scegliere il convivente quale amministratore di sostegno.

Inoltre, la legge ha introdotto i contratti di convivenza che permettono anche di regolamentare i rapporti patrimoniali tra i conviventi, ivi compresi i rispettivi contributi economici o di assistenza, addirittura di acquisire il regime di comunione dei beni, di subentrare nel contratto di affitto alla morte del conduttore convivente o di permanere nella casa di proprietà del convivente deceduto per un periodo tra 2 e 5 anni.

In alcuni casi i conviventi hanno deciso di comperare la casa in comproprietà cedendosi reciprocamente la propria parte con la formula della nuda proprietà. Così da tutelarsi reciprocamente

Co-housing: comodità fa rima con comunità

In alcuni paesi più evoluti di noi in materia di invecchiamento sostenibile esistono condomini o villaggi per residenti senior nei quali ognuno abita un appartamento di proprietà o in affitto, con tutte le funzioni previste in un’abitazione privata (soggiorno, cucina, bagno, camera da letto) ma con in più una serie di servizi in comune: sale di intrattenimento comune, area verde, home theatre, palestra, ristorante e bar, approvvigionamento di alimentari e medicine con consegna a domiciolio e addirittura medici o infermieri una volta la settimana.

Questo permetterebbe di condividere alcune attività pur mantenendo la privacy (e nel caso di bisogno, l’isolamento fisico) di una residenza privata.

E’ il caso di Domitys, che ha aperto a febbraio a Bergamo la prima struttura di appartamenti cosiddetti protetti per un’utenza senior ma attiva. Appartamenti di dimensioni ridotte, pensati per agevolare la vita di un residente anziano e potenzialmente molto anziano, con servizi di intrattenimento, sanitari e ristorativi in comune.

Queste comunità possono essere frutto di un investimento statale oppure privato, o ancora di cooperative. Negli USA esistono società immobiliari specializzate cui rivolgersi per permutare la propria abitazione e acquistare o affittare un appartamento pensato per agevolare l’invecchiamento tra le proprie mura.

Forse questa emergenza farà capire anche a noi il valore di un investimento che permetta agli anziani di vivere in casa propria, in modo confortevole, evitando quanto più possibile di accedere a una residenza specializzata, statale o privata che sia. Un investimento che in Italia avrebbe un mercato potenziale di milioni di persone e che potrebbe dare una spinta impensata all’edilizia.

Exit mobile version